Morgan racconta i Queen

Ieri è stato trasmesso un intero concerto dei Queen su Rai 2. A raccontarlo è stato invitato Morgan che, oltre a essere una persona con una visione musicale ampia, si è divertito a suonare alcuni pezzi.

Premessa

Mi piace cercare autenticità e genialità, ammetto di trovarne pochissime in giro, inoltre il pubblico manca di educazione all’ascolto e ho smesso di discutere di musica con chi non ha argomentazioni su cui dibattere.
Adoro cambiare idea ma incontrare persone con cui confrontarsi sta diventando molto difficile.
In generale (con meravigliose eccezioni), i gruppi che mi vengono consigliati come le opinioni musicali delle persone sono non solo privi di basi e formazione ma soprattutto sono anche inspiegabilmente basati sull’apparenza.

Una sorta di inconcreta bolla in cui i parametri di valutazione sono alterati.

Avete presente quelle torte con la pasta di zucchero esteticamente perfette che all’interno sanno di polistirolo? La musica o meglio il pubblico, oggi sta diventando così perché non cerca più la genuinità dell’impasto e della crema, della sostanza insomma, ma bada esclusivamente all’involucro.

Tutta gazosa.

Freddie, Morgan racconta i Queen

Morgan, ieri, è stato bravo.
Bravissimo.

Avete sentito l’introduzione che ha fatto? Suonare i Queen come i Queen è impossibile e non voleva quello.
Ha esplicitamente detto che non era il suo obiettivo.
Che avrebbe certamente stonato e sbagliato, che alcuni avrebbero addirittura urlato al sacrilegio.
Ha detto:

Io suono i Queen perché sono miei, li sento miei, mi emozionano.

Li ha interpretati come si fa in una festa tra amici.
Con passione.
Dedizione.
Trasporto.
Il trasporto qui fa la differenza perché è quell’ elemento non Tecnico che fa brillare un Artista.
Ha inoltre suonato tutti gli strumenti che gli capitavano sotto mano.

Come posso spiegarlo in altre parole?
Mi vengono in mente la voce di Battisti o quella di Dylan. In modo molto diverso tra loro, non paragonabili per tante cose, questi artisti hanno una cosa in comune, quel fattore in piú, da tanti (?) considerato in meno, quella cosa che trasforma un “difetto” in un elemento di pregio.

Menzione d’onore al pianoforte.
E la sua esibizione finale in don’t stop me now?
Ha cantato per sè stesso.
Quelle parole in quel momento erano davvero sue.
Esiste quindi una differenza netta tra il Gusto personale e un giudizio obiettivo?
Assolutamente si.
Il primo è opinabile, il secondo no.

A coloro che lo hanno pesantemente offeso l’artista ha risposto con un articolo sul suo blog: Rovinare le canzoni.

Come si fa a rovinare una canzone? Molte volte mi è capitato di sentire dire che qualcuno stava rovinando una canzone, e ho sempre pensato: le canzoni, se mai fosse possibile rovinarle, si rovinano solo pensando che siano rovinabili. Se chi sostiene che una canzone si possa rovinare (credo malinterpretandola o eseguendola male o in un contesto sbagliato, oppure non so in quale altro modo) fosse la maggioranza delle persone, allora sì che saremmo veramente rovinati.

Perché chi ha questo tipo di mentalità è una persona che non riesce ad avere elasticità, se fosse per loro il mondo sarebbe tutto in una vetrinetta chiusa a chiave: guardare e non toccare!

– Ma è un giocattolo!

– Non toccare! Si rovina, e lascialo nella scatola!

– Ma è fatto per giocare!

– Ho detto di lasciarlo lì dov’è!

Niente, non ce la fanno proprio a capire che i giocattoli, più sono belli e più un bambino ci vuole giocare. Ma le canzoni, vi dirò di più, a differenza dei giocattoli, sono qualcosa che se ci giochi le puoi spaccare, lanciarle, metterle sott’acqua, smontarle, pitturarle, tutto quello che vuoi, e magicamente si moltiplicano perché rimane intatta quella di partenza. Come se fosse un giocattolo che può usare il bambino e consumarlo e intanto rimane anche quello nuovo nella vetrinetta per la gioia perversa del collezionista morboso e frigido.

https://www.facebook.com/InArteMorgan/videos/2301142460131402/

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