Get a Grip degli Aerosmith compie 21 anni!
La mia “nuova” macchina va a
benzina e musicassette, quindi è stato un piacere rispolverare le mie vecchie
cassettine per farne una nutrita antologia da avere sempre in auto. Uno dei
dischi che ascolto di più è Get a Grip
degli Aerosmith, album che è entrato in mio possesso nell' Aprile 1993,
quando il mio mezzo di trasporto era la bicicletta e in giro ascoltavo la
musica con il walkman della Sony. Sembra
preistoria eppure nonostante siano passati 21 anni questo splendido
lavoro uscito il 20 Aprile del 1993 continua a risplendere.
Gli Aerosmith hanno iniziato la
loro ascesa nel mondo del Rock nel lontano 1970 e detengono il Guinnes di “band
più longeva del Rock con tutti i componenti originali”; certo è che Steven
Tallarico (di origini italiane) and Co. hanno scritto moltissime pagine di
Storia della musica. Una
delle caratteristiche più “esaltanti” della band è la sua ricerca del suono:
tutti i dischi degli anni 70 erano molto “arcaici”, mentre negli 80 la
band è stata in grado di sfruttare al massimo tutte le tecnologie più all’avanguardia per accrescere il suo sound, subendo una
trasformazione radicale; questa non è una dote comune per le band che provengono
dagli anni 70: gli Stones hanno perso quel suono raffinato che avevano raggiunto nella seconda metà dei 70’
(pensiamo a Some Girls del 76’) sperimentando talvolta discutibilmente i suoni dell'epoca, per poi trovare il sound che ha segnato una nuova chiave di svolta per la band, mentre i Queen e gli
Yes assieme agli Aerosmith hanno dato prova di saper sfruttare al
meglio la qualità marchiata 80 senza nessun intoppo.
Ma torniamo a Get a Grip: ultimo
disco pubblicato con la Geffen prima che passassero alla Columbia,
questo è un discone pieno di collaborazioni tra cui cito solo Lenny kravitz e Taylor Rhodes; è stato l’album della band con
maggior successo commerciale con oltre 20 milioni di copie vendute in giro per
il globo ricevendo, giustamente, una sfilza infinita di premi.
Dopo una bellissima intro di 24 secondi inizia una potentissima Eat the rich, scritta da Tyler e Perry, con la collaborazione di Jim Vallance; Joe Perry fa sempre schizzare in
piedi e poi diciamocelo le percussioni iniziali di Joey Kramer e il basso di Hamilton sono
spettacolari! Pezzo eccezionale, assoli divini, voci e cori perfetti.
Segue un altro brano con il quale non si può stare fermi, Get a Grip ha come
principale protagonista la voce di Steven Tyler alla quale si
aggiungono i soliti strabilianti cori della band -una caratteristica degli
Aerosmith sono le doppie voci eseguite sempre in modo magistrale-.
Fever é la conferma che sto’ disco
va dritto come un treno in cui la base rock standard è impreziosita da ricami di qualità.
Dopo la tempesta uno sprazzo momentaneo di quiete con l’intro di Living on the edge, che esplode con i soliti riff “strambi” alla Joe
Perry perdendosi lentamente in melodie psichedeliche in una continua altalena tra il movimento e l’estasi.
Flesh è meno d’impatto
rispetto ai precedenti brani ma si riprende nella parte finale.
Walk on down sembra cantata da Izzy Stradlin e non da Joe Perry, (in effetti questa canzone potrebbe tranquillamente essere un pezzo dei Guns And Roses firmato Izzy) che, invece, se la canta e se la suona a dovere.
Il brano seguente è Shut up and dance, ho detto tutto, stiamo zitti, balliamo.
E poi c'è Crying: il fatto che questo brano sia girato in
radio per mesi e che su Video Music sia stato mandato in Loop è solo un bene; questa ballata a suon di rock (con innesti
azzeccatissimi di fiati e organo a darle un ulteriore tocco di colore), è la canzone
che tutti i veri rockers vorrebbero scrivere: al suo interno sono racchiusi
tutti gli elementi per farla diventare un fenomeno pop senza perdere nulla e quando l’armonica di Tyler fraseggia con Perry arriva il delirio totale.
Gotta love it, è un bel pezzo che ci sta a
pennello dopo un capolavoro del genere, bellissime le voci.
Crazy è un mix perfetto in cui elementi di generi diversi vengono incanalati nel
Tunnel Aerosmith (che dire
del mandolino?), Steven Tyler dà il suo
meglio, poi arriva l’assolo con pause per nulla scontate e riprese stratosferiche.
Line up
è sullo stile di shut up and dance: occhio alle chitarre, ma come le suonano?
Senza preavviso
alcuno, arriva Amazing, riasunto
perfetto di Crying e Crazy, che bel suono! Prima parlavo
delle sonorità anni 80’ ma diciamolo, anche nei 90’ questa band ha saputo equalizzarsi con
saggezza. Il pezzo è un crescendo, un delirio che pervade tutto il corpo,
esalta i sensi e non ti molla finché non è finito. Tutti, Tutti non sbagliano
un colpo, questa canzone da sola merita un Nobel, il finale al grammofono poi...
spettacolare.
Il disco termina con un brano strumentale, degno epilogo, Boogie man.
Che dire? Get a grip compie 21 anni e se li porta benissimo, al suo interno c’è un’intera
top Ten di capolavori assoluti della musica: la bellezza fa bene
al cuore e questo disco è uno di quelli che.
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