In Blues: intervista a Max Lazzarin

Max Lazzarin è un bravissimo pianista e cantante italiano che ha collaborato e collabora tutt'ora con alcuni dei più importanti nomi del Blues italiano e internazionale. Ho avuto il piacere di scambiarci due chiacchiere..  Premi PLAY
Quando hai iniziato a suonare il pianoforte?
All’età di sette anni circa ho chiesto ai miei di farmelo studiare, ma giuro non so perché, loro ne sono stati entusiasti e mi hanno preso un vecchio pianetto tedesco sgangherato con il quale ho studiato fino a quindici anni con una maestra “old style” del conservatorio di Padova (bacchettate sulle mani.. tre ore di esercizi al giorno.. etc etc ) a quindici anni ho detto ai miei che avrei dato fuoco al piano piuttosto che fare un'altra lezione così. Mio padre mi ha proposto di cambiare maestro e solo dopo avrei potuto prendere una decisione. Ha scelto un pianista moderno decisamente sopra le righe ma che mi ha dato la passione che la musica classica, o meglio il metodo classico, mi stavano togliendo. A sedici anni ho iniziato ad esibirmi live e da allora non mi sono più fermato.

Ti sei innamorato subito di queste sonorità o ci sei arrivato in un secondo momento?
Come ti dicevo ho iniziato con la musica classica, ho sempre amato i “romantici”, ho ancora un busto di Beethoven sul mio piano a casa ma da quando ho iniziato a pensare ad esibirmi le sonorità che mi si confacevano naturalmente erano quelle di Paolo Conte, Buscaglione, Carosone.. la prima “musicassetta” blues che ho ascoltato era la discografia di Robert Johnson.. non lo sopportavo.. non so, quelle note mezze stonate, “cercate” qua e là tra i limiti della sua chitarra mi infastidivano. Non capivo che mi avevano lasciato dentro un virus che mi avrebbe modificato e calzato a pennello con la mia sensibilità, e non solo quella musicale. A circa vent’anni non riuscivo più a smettere di ascoltare Blues, e più mi addentravo dentro quello strano mondo più capivo che era il mio.

Come definiresti  te stesso e il tuo stile?
All’età di 44 anni penso di potermi definire lucidamente come un disadattato.. Lo sono davvero, mi sento sempre un po’ fuori contesto, ovviamente anche qui non parlo solo di musica. La vita e la musica per me coincidono perfettamente. Per cui ecco che definirei il mio stile nello stesso modo.. disadattato. Ascolto moltissimo da moltissimi anni, però non ho mai cercato di copiare, semplicemente mi metto al pianoforte e butto fuori quello che in quel momento ho dentro. Ovvio che ascoltando Blues, specie quello della Louisiana mi rifaccio a quel sound, ma in realtà ci metto dentro ragtime, musica classica, cantautorale.. tutto quello che ho dentro insomma.
Ascolta l'album

Com’è l’ambiente della musica “Blues”?  Dall’esterno sembra che siate un po’una grande famiglia, disposti a collaborare amichevolmente sfidandovi sul palco, é davvero come sembra?
Ti posso parlare solo della mia esperienza personale: ci sono molti tipi di persone che suonano blues in Italia, alcuni fanno semplicemente finta di essere dei bluesman, altri invece, lo sono. Quando condivido un palco con qualcuno, è perché davvero lo stimo e lo considero un fratello. Solo così posso condividere la mia musica con l’altro. Considera sempre che quando suono io mi sto spogliando (e qualche volta tolgo anche la pelle), mi sarebbe davvero impossibile farlo con qualcuno di cui non ho stima. Il Blues è una musica molto solitaria, quasi mai triste, ma molto solitaria.. per cui essere su un palco ad improvvisare con altri è esattamente come conoscere una persona al bar, bere insieme qualcosa e raccontargli tutti i tuoi segreti più profondi.. E’ una bella sfida.

Io dico Blues, blues, blues, ma come definiresti il giro in cui suoni?
Ho avuto la fortuna di girare moltissimo in questi anni e conoscere un fottio di bluesmen. Tolte poche persone devo dire che ho trovato ospitalità quando non avevo un tetto. Sempre da mangiare su un piatto da condividere. Sempre aiuti e scambi nel trovare serate e occasioni quando non ero conosciuto come oggi. L’ambiente in cui suono è la mia famiglia. In ogni famiglia c’è qualcuno con cui stai meglio, qualcuno peggio, qualcuno con cui non parli.. ma è sempre una famiglia.

La musica ti permette di vivere serenamente o hai altri progetti collaterali?
La musica in Italia non permette di vivere serenamente, la situazione politico-culturale italiana in genere è imbarazzante. Da due anni circa è nata Blue Sofia, mia figlia, da quel giorno ho iniziato ad organizzarmi in ogni modo possibile per poterla sorreggere nel suo cammino. Ma la mia è una situazione comune.. c’è chi insegna, chi lavora negli studi di registrazione.. chi in qualsiasi altro modo. Tutto lecito, l’importante è portare avanti il proprio progetto a qualsiasi costo.

Cosa pensi della musica di oggi?
Ho cancellato già un paio di volte la risposta.. per cui cerco di essere conciso. Lo Star system che dagli anni 80 in poi ha rifocillato un mercato discografico industriale semplicemente ingordo ha letteralmente distrutto la possibilità di far nascere nuova musica. Non voglio dire che non ci siano stati musicisti o compositori di rilievo ma che l’ascolto della musica degli ultimi quarant’anni mi rimanda sempre al “già sentito” “già sperimentato”. Per me, negli ultimi quarant’anni, non c’è stato niente che mi abbia sbalordito.. fosse anche in negativo.. ma .. niente.

Hai girato il mondo, qual è il musicista che ricordi con più affetto?
Birbante.. è come se mi chiedessi i cinque dischi da portare nell’isola sperduta.. impossibile rispondere.. ho conosciuto davvero tanta gente.. alcuni dei quali quando compravo i dischi per imparare il Blues venticinque anni fa.. ma non solo loro.. ognuno mi ha lasciato qualcosa di importante. Un motivo, un aiuto, una parola.. tutto volto a farmi proseguire la mia strada e non abbattermi mai.

Hai qualcosa in cantiere al momento?
Finalmente si.. era da parecchio che non avevo cose da dire in senso discografico. Ora finalmente sto componendo e vorrei entrare in studio quest’inverno.. Ho un progetto che mi porta indietro agli albori del Blues, quando i canti e le ritmiche africane a New Orleans si confondevano e contaminavano con le melodie europee. Il nuovo progetto si chiama “Max Lazzarin Rag&Dirty” un trio con Giacomo Scanavini (Fe) che suona Sousaphone e Trombone e Ale Musella (Bz) alla batteria. Sto togliendo sempre più note alle mie mani e cerco di arrivare, magari sporco e stracciato.. ma diretto dentro la pancia della gente.

Potete ascoltare max Lazzarin Su spotify.

Commenti