Intervista Diego Mancino. La fama, il successo e.. Sanremo
Qualche mese fa mi sono imbattuta in un cantautore italiano che non conoscevo, Diego Mancino. La sua musica m'ha subito colpita per vari motivi: il primo è l'imprevedibilità dei suoi pezzi che sono spesso arricchiti da un inaspettato balzo o nota che li stravolge rendendoli ancor più eccezionali. Il secondo punto in suo favore è la narrazione dei testi, molto intima e visionaria. Facendo una ricerca su internet ho poi scoperto che ha scritto pezzi per artisti italiani come Nina Zilli, Cristiano De Andrè, Fabri Fibra, Noemi. Mi son domandata come mai non lo conoscessi e gli ho chiesto un'intervista che ho realizzato ieri sera.
Nel corso della tua carriera ti sei cimentato in vari generi e in più di un' occasione ti sei definito "un animo Punk". Come sei arrivato a una scrittura più intima e raccolta?
Quando avevo 15 anni ho iniziato con il Punk ma pian piano ho buttato fuori le tossine e ho studiato il pianoforte, lo strumento di mio padre che per mestiere era un pianista nei casinò e nei night. Lui incentrava il suo repertorio nella musica tradizionale italiana che durante l'adolescenza era la mia antitesi: mentre ascoltavo i Bauhaus lui si dedicava a Tenco! Con gli anni ho poi scoperto che in fondo le mie radici erano nella musica melodica che oggi amo molto e che mi rappresenta; mi piace dedicarmi a sonorità italiane contaminate dai miei ascolti precedenti.
Cosa significa essere un cantautore nel 2015? I metri di paragone solitamente sono i grandi nomi da Dalla a Endrigo, passando per De Andrè e Tenco. Secondo te che ruolo ha nella nostra società il cantautorato?
Oggi si fanno chiamare cantautori un po' tutti, anche quelli che non scrivono le canzoni, detto questo credo che il cantautorato sia molto importante nella nostra società perchè mantiene vive l'estetica e la ricerca sulla lingua italiana. Nel nostro Paese in questi ultimi anni ha però perso brillantezza, tant'è che le nuove leve si rifanno a dei clichè vecchi; anche io mi appoggio alle cose già esistenti ma sia nei testi sia nel sonoro cerco di percorrere territori alternativi. Nel senso stretto del termine i cantautori hanno anche un ruolo importante nella conservazione della melodia però negli ultimi 10 anni vi sono diversi nomi che con un'analisi più concreta non avrebbero in realtà una voce in capitolo.
Com'è cambiato negli ultimi tempi il modo di "comunicare" nel mondo della musica e dell'Arte?
Oggi, rispetto al passato, non è più necessario essere vocalmente preparati il che rende il cantautore meno esplosivo ed efficace, inoltre molto spesso manca la "necessità di scrivere" e ci si dedica più all' apparire mentre il Cantautore dovrebbe essere più legato ai concetti e alla sostanza. Inoltre esistono nuovi generi, con i quali amo molto confrontarmi, pensiamo all Hip-Hop, che hanno trasportato il modo di scrivere la canzone in un nuovo ambiente vocale rendendo lo stile più asciutto.
Nel corso della tua carriera hai avuto moltissime collaborazioni: Roberto Dellera, Nina Zilli, Daniele Silvestri, Cristiano De Andrè, Fabri Firbra, Noemi.. non sei certo una persona chiusa nel suo mondo..
Quando dò un brano a un artista mi pagano per farlo, il gratis viene poche volte. Tieni presente che nel mondo in cui viviamo i miei dischi non vendono tantissimo, quindi scrivere per gli altri mi paga l'affitto. Con l'aiuto del mio editore cerco artisti che possano dare valore ai pezzi, anche se non succede sempre, però la sfida è interessante. Sentire Noemi che canta "Odio tutti i cantanti" è una cosa molto bella e mi aiuta a far circolare idee e visioni all'interno di dischi diversi dai miei. Anche sentire Nina Zilli che canta "la felicità è il mio stipendio" mi gratifica.
In un'intervista hai detto "non mi piace cantare i pezzi che dò agli altri, mi pare una caduta di stile"..
Di solito per un annetto gliela lascio. Credo sia importante anche se non ti nascondo che a volte è difficile però credo sia una cosa apprezzata da chi lavora con me.
Musica come lavoro..
Ci ho messo tanti anni per farla diventare tale. Ogni forma d'arte implica un certo impegno mentale, spirituale e fisico. Inoltre la musica in realtà è un lavoro di squadra, da solo non si può fare nulla, quindi oltre a te che scrivi ci sono una serie di figure, dall'arrangiatore all'editore, il che rende il lavoro più onesto.
Lavoro spesso sottovalutato..
Fare musica per mestiere è un lavoro duro che ti fa confrontare con la vita e il lavoro degli altri. Se uno vuole intraprendere questo percorso seriamente deve semplicemente FARLO.
Discograficamente parlando hai scritto degli album che sono a parer mio eccezionali ma per qualche motivo non sono mai arrivati al grande pubblico. Vorrei chiederti cos'è per te la fama? E il successo?
Il successo è fare bene il proprio lavoro, la fama invece ha a che fare con un lavoro di Team. Diffido
molto della fama perchè se non sei una persona solida, quando la musica finisce, la fama ti riempie e diventi un bellissimo pupazzo. Invece il successo vede te come soggetto che si pone in comunicazione con gli altri. Quando De andrè è andato a Sanremo con la mia canzone io mi son sentito appagato per aver portato al grande pubblico quel concetto. Era una vittoria.
A proposito di Sanremo. Hai visto il Festival quest'anno?
Come tutti gli italiani. Sanremo quest'anno è stato una "Domenica In" con la musica, il che non mi stupisce perchè è il contenitore di musica nazional-popolare per eccellenza. Tutti sappiamo che è quella cosa lì. Però al suo interno c'è un po' di tutto in cui trovi qualcosa sia per te sia per tua madre. Non mi arrabbio se vince "Il volo" ma son contento perchè Malika ha avuto un buon appeal..
In effetti su 30 canzoni magari c'è qualcosa di nuovo, ai suoi tempi Zucchero, Elio e le storie Tese..
Gli Afterhours, i Subsonica, Vasco Rossi, ecc.. che hanno portato nel Festival qualcosa a metà tra Sanremo e la musica contemporanea.
In questo momento stai lavorando a qualche progetto?
Scrivo per alcuni artisti e lavoro al mio prossimo album di cui ho già scritto molte cose. Sto anche per andare a Berlino per 2 concerti in cui di sicuro incontrerò molti italiani.
Che ascolti ultimamente. Mi consiglieresti un disco?
Ascolto molto Manupuma, una ragazza di Milano molto brava, tanta musica classica, Jazz, colonne sonore e 7 Dardast di Dario Faini, davvero eccezionale. Poi poco altro perchè son molto concentrato sulle cose che sto scrivendo quindi sono un po' ego riferito, dopotutto mi chiamo DiEGO, anche se non ascolto molto i miei dischi. sono inoltre completamente assorbito dal nuovo libro di Isabella Santacroce, Supernova.
Su skype, durante la nostra video chat si intravedevano un microfono, un gatto, una sorta di casa-bottega piena di libri e altre cose curiose, un luogo in cui Diego Mancino vive e lavora. Confrontandomi con lui e altri artisti mi sto rendendo conto che ciò che manca nel mondo dell'Arte e del lavoro è l'amore per il proprio mestiere; per questo quando qualcuno, come Mancino, si dedica con passione a ciò in cui crede, il risultato fà la differenza.
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