Avete mai sentito 90125 degli Yes?
Disco del 1983, 90125 (nome che deriva dal numero di catalogo dell'album nella Atlantic) è entrato in mio possesso in contemporanea alla sua uscita grazie a un'amico di mio padre che gli registrò la cassetta. Così in tante domeniche anni '80 mentre papà suonava Owner of a Lonely Heart io ballavo come una dannata tutto 90125, disco d'annata eppure ancora oggi di una freschezza disarmante. PLAY
A volte mi pare che gli anni '70 degli Yes tra psichedelia, prog e sperimentazione siano stati un meraviglioso percorso obbligato per giungere a questa gemma che trasforma il pop di massa in qualcosa di elegante e non convenzionale, una finissima e intramontabile invenzione, come i tacchi a spillo. Ma veniamo al disco... Gli integralisti amanti del prog anni '70 ammutoliscono sempre quando dico che 90125 è il mio preferito di questa band perchè i componenti qui son cambiati. La band si era sciolta nel 1980 e in questo nuovo progetto ci sono Chris Squire al basso e Alan White alla batteria, ai quali si aggiungono il chitarrista Trevor Rabin e il tastierista originale che era uscito di scena nel 1971,Tony Kaye. L'idea era un po' vaga ma alla fine del 1981 si aggergò anche Jon Andersen alla voce e seppur con titubanza il gruppo mantenne il nome YES anche se l'idea era di chiamarsi Cinema.
Il risultato è uno dei più immensi dischi pop della storia costruito con la perfezione e la maestosità dell'architettura romana ma vestito con abiti fluo, molto anni '80, mangiabile e passabile su MTV. Per capire la struttura del disco vi propongo di ascoltare il pezzo Leave it a cappella, ho i BRIVIDI. Il disegno vocale di questo brano è struggente, mi spiazza è tipo il Guggenheim di New York e poi ascoltate l'originale, è una meraviglia. È incredibile che tutto questo lavoro maniacale, tipico del progressive sia stato fatto in chiave POP, una genialata.
Negli anni '80 si era pazzi per la tecnologia (pensiamo ai Kraftwerk), l'era dei computer era arrivata, di lì a poco sarebbero stati commercializzati i primi cd, Mtv e i videoclip erano una realtà, anche i Queen stavano svoltando verso sonorità più contemporanee. Nascevano mode nuove e bizzarre e artisti come Madonna, la Material Girl dettavano legge. Dopo le lotte degli anni '60 e la frenesia degli anni '70 i ragazzi degli anni '80 volevano portabilità e piatti in plastica usa e getta, come i dischi. Era il momento delle incongruenze, della massificazione totale, dell'inquinamento sfrenato (anche acustico).
Nonostante ciò la fantasia strutturale di questo album è meravigliosa, pensate alla batteria in Changes.. che delirio, è una bomba (ho i brividi mentre l'ascolto) e le tastiere? Sono calibrate ed eleganti in tutti i pezzi come la chitarra che porta in tutti i brani una ventata elettrica senza minarne il pop. E le voci? Incredibili i giochi vocali con relativi nodi e snodi, le improvvise virate e poi i testi sono superiori, altra cosa da non trascurare.
Non trovo un solo difetto in questo disco da indossare con orgoglio come fosse un anello di fidanzamento e io una ragazzina degli anni '60 patita dei film d'amore di Gianni Morandi. 10 e infiniti+ e un immenso grazie agli YES per aver condiviso 90125 con il mondo intero.
It can happen to everyone eventually
As you happen to say
It can happen today
As it happens
It happens in every way
You can mend the wires
You can feed the soul apart
You can touch your life
You can bring your soul alive
It can happen to you
It can happen to me
It can happen to everyone eventually
As you happen to say
It can happen today
As it happens
It happens in every way
(It can happen)
Commenti