Intervista. Cristiano Godano racconta Lunga Attesa e i primi 25 anni dei Marlene Kuntz
Venerdì scorso ho avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Cristiano Godano in relazione all'ultimo disco dei Marlene Kuntz, "Lunga Attesa" e ai primi 25 anni della band...
Questo è un LP estremamente tosto, contemporaneo e dinamico: oltre
al tiro pauroso -un vero muro- le tematiche affrontate sono un lucido affresco
del momento in cui viviamo. Non capita spesso ma in questo disco c’è davvero un
intero periodo storico. Inoltre Lunga Attesa è in movimento: ogni traccia
contiene al suo interno una variazione o qualcosa che, quando credevo di aver
afferrato il senso, mi ha stupita. Complimenti.
Grazie (sorride)
Mi racconti un po’ della stesura?
La composizione è simile a quella
degli altri dischi, di solito noi andiamo in studio e proviamo a fare musica
che ci sorprenda, che non ci dia la sensazione di averla già eseguita.
Cerchiamo di non avere consapevolezza, cioè non andiamo in studio dicendo
“dobbiamo fare quella cosa in quel modo perché poi la produrremo in questo modo
e funzionerà per un certo tipo di pubblico e per le radio”. Noi non siamo fatti
così. Di solito ci incontriamo per suonare, in questo caso l’unico nostro presupposto
è stato “impediamoci di essere soft”. Ogni volta che ci ammorbidivamo un po’,
cercavamo poi di fare una roba tosta. Avevamo voglia di questo. Poi le cose
venivano da sé, per esempio, il pezzo che hai sentito nel sound check (città dormitorio), è un brano lento.
Però che muro, secondo me è uno dei più potenti del disco, è un macigno!
Si certo, una cosa voluta è stato
avere due o tre pezzi che “tirano indietro”, sempre con questo mood pesante ma più
adagio. Città dormitorio è un mostro che avanza con lentezza e mi ricorda un
po’ un certo tipo di doom metal. Volevo quel tipo di effetto lì. A un certo
punto dicevamo “non facciamo roba molle finché ci riusciamo” ma per noi è
impossibile abbandonarla completamente. In effetti il disco contiene due o tre
pezzi così, pur cercando nel complesso un piglio più tirato.
Dopo aver fatto le mie riflessioni e stilato le domande ho letto, per
curiosità, un po’ di recensioni. Io ti ho già fatto la mia ma ho notato che, spesso, Lunga Attesa è considerato un filo diretto col passato. Cosa pensi di
questa affermazione?
Le letture sulle nostre cose molto
spesso ci hanno spiazzato, deluso e tante volte non le avevamo messe in conto.
Noi non abbiamo un animo provocatore, per esempio, quando abbiamo fatto Uno non volevamo andare controcorrente tipo “voi volete le chitarre distorte e noi
facciamo questa cosa qua”. No. Per noi era un disco che poteva andare in quella
direzione.
Tu sei un artista non devi farlo per me, principalmente chi deve
godere del disco sei tu. No?
(Cristiano annuisce) Un po’, più
vai avanti e più sei consapevole di quello che stai facendo e sarebbe veramente
falso se io ti dicessi che faccio musica solo per me, la realizzo sperando che
piaccia alla gente però mai per ottenere un certo tipo di effetto. Io so solo
che cerco di fare buona musica e quindi spesso le reazioni mi, ci hanno dato
dispiacere, così alla fine ci siam detti “Vabbè forse non capiscono un cazzo. Loro.”
Questo tipo di reazione, su Lunga Attesa dico, era un po’ più prevedibile però
(ride), ti pare che una band un minimo intelligente dica “andiamo a fare un
disco che sappia di passato”, no? L’unica nostra remora era sul fatto che
avremmo usato solo chitarre, quando i dischi così oggi sono pochi e non sono considerati
la cosa più cool, anche nell’ambiente più underground eccetera eccetera. Ci
siamo quindi preoccupati di farlo risultare moderno anche senza le tastiere che
oggi vanno molto. Proprio l’esatto contrario delle cose che hai letto! (sorridiamo)
Io ho sempre inteso le dinamiche relazionali all’interno di un gruppo
un po’ come i rapporti di coppia, quindi vorrei chiederti: come riuscite a
mantenere la passione accesa dopo oltre 20 anni assieme?
Non c’è il sesso di mezzo. Noi
siamo eterosessuali quindi tra di noi non c’è mai stato nessun interesse in questo senso. Il sesso spesso
crea danni all’interno dei gruppi. Secondo me la maggior parte delle coppie
scoppiano per problemi legati ad esso, la passione è difficile da mantenere
quindi non avendo dinamiche di questo tipo è più facile portare avanti la band.
Sorrido ma credo di non dire una stronzata. Poi i Marlene Kuntz stanno assieme
ormai da 25 anni e per me questo è miracoloso e sicuramente rimarchevole: noi
siamo realmente amici, realmente solidali e realmente stimolati a vicenda.
Tutt’ora non ci siamo stufati l’uno dell’altro: ogni volta che andiamo in sala
prove sappiamo cosa l’altro può dare ma siamo anche certi che proverà e riuscirà
a sorprenderci. Non è da tutti questa cosa.
Torniamo al disco, i testi sono nati in contemporanea alla musica o in
un secondo momento?
Io penso sempre i testi dopo che
la musica mi ha dato un po’ di supporto anche perché cercano sempre di stare dietro
al suo mood. L’80% della musica qui dentro è cattiva, sostenuta, acida, così i
testi avevano bisogno di una chiave di lettura che fosse coerente. Alcuni mi hanno detto “Cristiano i testi
stavolta son proprio incazzati”, io non credo che fosse quello il mio spirito
ma ho senz’altro cercato una resa efficace trovando argomenti di discussione
che mi prendessero, ovviamente. Non voglio certo scrivere di qualcosa che non
sento! (sorride) In questo caso bisogna avere la calma per aspettare la cosa
giusta che ti faccia sentire a casa in quel momento.
Mi è venuto in mente il testo di Niente di nuovo. Ricordo che nei
primissimi ascolti è stato uno dei brani che mi ha maggiormente commosso. È
particolarmente toccante, ho avuto il bisogno di riascoltarlo subito più volte.
Capisco, credo che sia il mio
pezzo preferito del disco. (sorridiamo)
Un evento bellissimo legato a Lunga Attesa è il contest che avete
creato lanciando questo testo nell’etere (i Marlene Kuntz hanno pubblicato il testo di Lunga Attesa prima dell’uscita del
disco, invitando i fans a utilizzarlo per creare un proprio brano) ricevendo
in cambio ben 200 versioni!
Sono 320 non 200! La cosa ultima
che il pubblico ha ricevuto è arrivata in maniera sequenziale, molto
lentamente. Preciso che noi non l’abbiamo pensata come contest perché non ci
piacciono.
Però la ricompensa è stata molto bella (i video dei primi 30 pezzi finalisti sono stati postati sui canali
social della band).
Si per carità, era un atto dovuto
trovare un premio perché abbiamo chiesto alla gente di fare una cosa anche se non
esattamente per noi ma più per la creatività. La cosa è nata in un certo modo:
coi Marlene cerchiamo di rendere la nostra pagina facebook un po’ interessante
e pubblichiamo ogni giorno la canzone del mattino e quella della sera.
A me è capitato spessissimo di imbattermi nell’una o nell’altra, è
una buona idea!
Pubblichiamo alle 11 e alle 21
come se fosse un po’ una radio e a un certo punto abbiamo pensato di fare “il
testo della settimana” a disposizione della gente dal punto di vista della sola
lettura, così abbiamo iniziato a postare quelli vecchi sganciandoli dalla
musica. In prossimità della chiusura del disco ho avuto il guizzo di postare un
testo nuovo, di una canzone non ancora pubblicata, Lunga Attesa. Addirittura
inizialmente, preso dall’entusiasmo, ho pensato di pubblicarli tutti, uno a
settimana. Però poteva diventare una cosa un po’ pesante e forse sgradita al
pubblico che avrebbe potuto dirci “preferisco leggermi i testi quando esce il disco.”
Così ci siamo limitati a uno, da lì a farlo musicare il passo è stato molto
breve, il risultato è stato sorprendente e davvero inaspettato. Pensavamo “la
gente sentirà che il testo funziona” ma in tutta onestà nessuno di noi avrebbe
mai immaginato di ricevere oltre 300 versioni. Le abbiamo ascoltate tutte eh!
Per correttezza e per curiosità immagino…
Si esatto, proprio per questo.
Oltre i primi 30 avete fatto altre piacevoli scoperte?
Si assolutamente, ci siamo posti
un limite di 30 brani scegliendone 10 a testa. C’è un sacco di roba che mi ha
davvero incantato. Realmente. Abbiamo tenuto fuori qualcosa che ci piaceva
moltissimo. Figo.
Questa iniziativa è molto umana, nel senso che spezza un sacco di
barriere
Si ma in maniera concreta,
facendo cose! (sorride)
Esatto, mannaggia, se vi avessi mandato la mia… mi avreste cestinata!
(Rido)
Non abbiamo cestinato nulla, tu
l’hai fatta?
No, per fortuna vostra!
Magari saresti finita tra le
prime 30, chissà! (ridiamo)
Ho poi chiesto a Cristiano di scattarsi una foto per supportare il mio sogno, #martinameetstones e ci siamo messi a chiacchierare di Mick Jagger.
Hey Cristiano, gli Stones stanno assieme 52 anni, vi hanno superati!
Martina, son molto più grandi di me, dacci il
tempo di raggiungerli!
Bhe si in effetti! (risata generale)
Ci siamo infine salutati con un sorriso! Di Cristiano mi hanno colpita la semplicità come la sua simpatia e
l’affabilità. Credo che da questa intervista traspaiano candidamente. Mi son
anche avvicinata a Riccardo e ai due Luca per farmi autografare il vinile, con
loro s’è parlato del disco e di quando li ho visti Live nel 1996. Andando via ho pensato “E se avessi
avuto il coraggio di chiedergli un’intervista quando avevo 15 anni?” "Perché non ci ho pensato?" Chissà perché
ho iniziato a fare ciò che amo, scrivere di musica, solo tanto tempo dopo…
Il concerto
La sera al Biggest di Samassi,
una discoteca bellissima e assai vintage, ho assistito al concerto. Io stavo un po’
defilata accanto a Riccardo Tesio dove, inspiegabilmente si sentiva benissimo! Da quella posizione mi sono concentrata per
parecchio tempo sulle chitarre e sui ping pong armonici tra lui e Cristiano, spettacolari, come la loro intesa fatta di gestualità rituali. Dall’altra parte c’era Luca Saporiti che -diciamocelo pure- ha un
tiro pauroso. Il pezzo in cui mi ha emozionata di più è senz’altro Leda, esattamente
nell’improvviso cambio in cui a ogni nota corrisponde un terremoto. Al centro
Cristiano Godano, carismatico e passionale in tutta la sua esplosiva pacatezza. Ho osservato anche Luca Bergia che ha pompato
il sangue alla band per tutto il concerto come un cuore in corsa: alla grande! Mi ero ripromessa di andare a salutare i Marlene dopo lo spettacolo poi ho
pensato a quante persone sarebbero state lì a dire la loro, scattando foto tra baci e abbracci e
sono andata via senza aggiungermi al carico umano ed emotivo che li avrà avvinghiati
a sé nel post concerto.
Lunga Attesa è una bella storia che spazia e sorprende
sia su disco sia dal vivo. Andate a vedere i Marlene Kuntz, spaccano!
Ringrazio mio fratello Guido per le foto.
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