Spazio Guest. Antonio Caputo racconta il concerto di Bugo

Antonio Caputo mi ha contattata qualche tempo fa per chiedermi uno spazio su Stereorama. Ha scritto per altri Blog ed è appassionato di musica. La settimana scorsa è stato al concerto di Bugo e questo è il suo resoconto!

Quando perdi il gel e trovi la coca-cola. Essersi assentati dai palcoscenici per ben quattro anni e ripresentarsi con il doppio delle energie, fisiche ed espressive, ti fa entrare di diritto nell'olimpo dei grandi artisti. Questa cosa la sta facendo Bugo che con uno dei suoi colpi da maestro sta mettendo un paio di cose a posto nella scena musicale italiana.

Clamoroso e allo stesso tempo entusiasmante fu il suo rientro, a fine 2015, con l’Ep Arrivano i Nostri che ha anticipato il suo nuovo album Nessuna scala da salire, messo su mercato anche in versione vinile che, guarda caso, è al primo posto nella classifica delle vendite.

Dati economici a parte è doveroso dire che Bugo il vizio di fare dei concerti spettacolari non l’ha perso. Nella sua dimensione preferita, il cosiddetto fantautore da il meglio di se, circondandosi, poi, di musicisti di primo livello. Vedere lui e la sua band esibirsi al Monk di Roma è stata davvero una gioia completa. L’inizio è stato di quelli folgoranti: rock puro, a tratti Me la godo è uno di quegli inni che si scrivono una volta sola nella vita e sembra essere la giusta canzone contemporanea in grado di raccogliere quella pesante eredità lasciata da Vado al massimo di un certo Vasco Rossi. Neanche a farlo a posta, quando arriva il momento di Ggell, Bugo si inventa un medley che lega il suo pezzo al celebre Bollicine del Vasco nazionale. Decisamente più intimo quando le versioni di quei due capolavori che rispondono al nome di Che diritti ho su di te e Comunque io voglio te, vengono eseguite voce e piano, lì era anche lecito commuoversi.
si è sentita anche qualche reminiscenza lo-fi e tanta, tanta energia sprigionata dai brani, vecchi e nuovi, ben amalgamati in questa soluzione speciale.
Il finale affidato a cavalli di battaglia come C’è crisi e Nel giro giusto, altri inni, a conferma del fatto che Cristian Bugatti (il suo vero nome) è l’artista italiano che più mantiene viva quella tradizione (se di tradizionale si può parlare) di cantautori del passato come, Gaetano, Celentano, anche Battisti e lo stesso Vasco Rossi, che hanno saputo mettere d’accordo il pubblico mainstream con quello alternativo (ora indie).

E allora, Vincenzo Mollica, cosa aspetti, corri a intervistare Bugo e portalo nelle tavole delle famiglie italiane!

Antonio C.
caputontonio@gmail.com

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