River of Gennargentu intervista Elli de Mon

Questi giorni chiacchieravo con  River of Gennargentu, un artista gavoese che ho conosciuto e intervistato tempo fa quando ha pubblicato il suo ep Taloro.

River questa volta mi ha proposto di pubblicare un’intervista che ha recentemente fatto a Elli de Mon, un’artista vicentina. Non la conoscevo ma conosco i gusti di Lorenzo e mi son messa ad ascoltarla. Mi è piaciuta, ovviamente, quindi sono molto felice di ospitare questa conversazione tra di loro e ringrazio River per avermela proposta.

Trovate qualcosa di suo qui.

Non mi dilungo oltre.

Elli De Mon è una one-woman-band vicentina dallo stile personalissimo, con all’attivo ben cinque dischi, tra cui uno split con Diego Deadman Potron, e centinaia di gigs in giro per l’Europa.

Come ti sei avvicinata alla musica? Da quali donne e uomini di blues sei stata influenzata?

Dunque, in casa non si ascoltava molta musica, se non i canti degli alpini, dei partigiani e di De André. Ma mi ricordo il giorno in cui ho scoperto, grazie alla defunta Videomusic, la musica anglosassone e “ammerigana”, bandita nella mia casa filosovietica. E da lì sono incominciati gli incubi dei miei genitori. La chitarra elettrica ha preso il posto degli strumenti classici e foto di musicisti morti hanno preso il posto di quelle di altri defunti politici.

Una cosa prima di tutto: ho troppo rispetto per il blues per definirmi una musicista blues. Adoro la musica afroamericana: è quella che in assoluto ascolto di più, dal free jazz al vecchio delta blues. E proprio per questo riconosco che le mie radici culturali sono altre, non riuscirò mai a suonare con il feel blues afroamericano. Ma l’influenza di alcuni musicisti mi ha sicuramente cambiato la vita… i nomi sono tanti, ne cito solo alcuni: Alice Coltrane, Jimi Hendrix, Blind Willie Johnson, Elisabeth Cotton, Son House, Fred McDowell… tra i più moderni invece Jon Spencer Blues Explosion, Kyuss, PJ Harvey, Esperanza Spalding….

A questo punto di chiederei di nominare 5 dischi (blues o meno non importa), che reputi fondamentali per qualche ragione…

Alice coltrane – Journey In Satchidananda– un disco che mi ha aperto le porte allo spiritual jazz e al free jazz. Lo adoro, c’è quel tocco femminile che lo rende speciale e mi ha fatto conoscere altri grandi musicisti, come Pharoah Sanders.

Jimi Hendrix – Electric Ladyland– C’è dentro tutto: il blues, Il rock, la psichedelica, il pop, le armonizzazioni a più voci, l’improvvisazione quasi jazzistica, la chitarra futuristica… Chissà dove sarebbe arrivato Jimi se non fosse morto.

Poi aggiungo Blues For The Red Sun dei Kyuss, mio gruppo del cuore. Vederli a 15 anni è stato scoprire un mondo nuovo, fatto di accordature e saturazioni potenti. Ancora oggi è uno dei miei ascolti preferiti, soprattutto quando guido in mezzo al bordello!

Altri dischi…Ce ne sarebbero tantissimi, posso dirti che molto dipende dal mio umore, sceglierne solo altri due è dura… forse Bitches Brew di Miles Davis, e uno qualsiasi degli ultimi dischi di Ravi Shankar, dove si sente tutto il sapere e la profondità di una vita.

Mi trovi decisamente d’accordo nella scelta dei dischi…Nella tua formazione musicale e personale c’è anche il punk: che valori e modi di approcciarti alla musica e al mondo ti ha lasciato?

Nella mia formazione musicale c’è un bel po’di roba, dalla musica classica occidentale a quella orientale, il blues, il punk appunto; spesso mi ritrovo a pensare a come sarebbe stato il mio percorso se, invece di suonare (male) un po’ di tutto, avessi approfondito per bene solo una cosa…Se avessi avuto il coraggio di approfondire fino in fondo solo uno strumento ad esempio… Ma sono giunta alla conclusione che purtroppo questo non è nella mia natura. Forse nella prossima vita…. Sono una persona molto curiosa, a volte mi sento come un bambino che ha bisogno di pasticciare con tutti i colori che trova. E il punk è stato il mio colore preferito quando da giovane ero alla ricerca di una identità. Mi ha permesso di dire a me stessa e al mondo “Ma sapete una cosa? Io me ne fotto”: ha permesso a una ragazzina timida e al limite dell’asocialità di prendere in mano una chitarra e costruirsi una passione, una giornata, un linguaggio. Molti miei animali domestici hanno avuto il nome di Iggy; anche il blues ha avuto un’attitudine profondamente punk. Penso alle prime donne del blues, che avevano il coraggio di gridare la loro rabbia e le loro voglie in un mondo dove potevi finire a marcire in prigione per il solo fatto di essere nero, o penso a Son House che gridava “Don’t you mind people grinnin in your face!“

Elli, perchè una one-woman-band? Nel senso, è una scelta per vari aspetti estrema: quali sono le motivazioni che ti hanno spinto ad intraprendere un cammino musicale in solitaria, quali difficoltà e soddifazioni hai trovato in un percorso del genere?

Beh all’inizio ho fatto di necessità virtù. Nel senso che ho perso un po’ di batteristi per strada…e allora mi sono detta: ma perché non faccio tutto da sola? E così è stato. Inoltre i One man band mi sono sempre piaciuti, a partire da Son House.. Poi facendola la cosa mi è piaciuta sempre di più. È tutto molto più agile a livello organizzativo, non devi combinare gli impegni di molte persone e fai i concerti che vuoi fare…Certo, lo sbattimento è tanto tanto tanto. Chilometri in solitaria, palchi montati e smontati da sola…a volte la stanchezza si fa sentire, ma quella della solitudine è una dimensione che mi piace. Sono un lupo solitario, si. Non potrei farlo se non mi piacesse. Capita che mi chieda se in realtà questa a volte non sia solo una scelta di comodo, se rinunciare agli altri non sia altro che una fuga, una scorciatoia. Forse lo è, ma proprio perché ne sono consapevole apprezzo ancora di più gli incontri veri che faccio sulla strada. Non sono molti, ma quando succede è magico.

E poi oltre agli sbattoni arrivano anche le soddisfazioni, come quella di suonare all’estero!

Assolutamente…Novità? Progetti per il futuro?

Progetti per futuro: a novembre esce il disco nuovo. Dopo l’esperimento indiano ritornerò al blues rock punk con delle virate acustiche: sarà un disco dedicato ai ritorni, alle mie radici. Spero poi di ritornare on the road, un po’ meno di prima perchè ora con una bimba le priorità sono cambiate….Ma ci vediamo ai concerti!

Puoi contarci, ci vedremo live! Elli grazie ancora per la disponibilità e la bella chiacchierata.

Grazie a te, ciao!

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